Il valore della malattia

SIA – SOCIETA’ ITALIANA DI AGOPUNTURA
XXVIII CONGRESSO NAZIONALE

Milano 12 e 13 Aprile 2008

ESPERIENZE CLINICHE

Relazione di Carlo Moiraghi

 

Riassunto: La malattia cura, un’osservazione, una proposta, una lettura MTC

Muovendo dall’osservazione di pazienti che affermano che la loro malattia li ha aiutati specie quanto alla sfera delle scelte e delle vere priorità della vita, la relazione propone di introdurre nel colloquio MTC la ricerca della lezione, del tesoro nascosto, dell’insegnamento, dello stimolo e della proposta evolutiva che la malattia può evocare ed individuare nel paziente, nella certezza che la comprensione della dimensione evolutiva della propria malattia possa rivelarsi il primo movente della guarigione. La lettura in termini MTC del valore evolutivo della malattia conduce poi ad individuare una carenza nosologica nel corpo MTC: la patogenesi e la patologia di gui shen, i corpi animici e spirituali. Ipotesi mediche che certo chiedono di essere circostanziate fra parentesi graffe e quadre e tonde completano la relazione:

La malattia, taluna malattia, è cura evolutiva promossa dall’organismo, di essa la terapia medica è l’adeguamento riequilibrativo, rivolto a minimizzare gli svantaggi organici e a massimizzare i vantaggi. 

La malattia, taluna malattia, è cura organica del cielo anteriore ed ha carattere evolutivo, la terapia medica è la cura sotto il cielo posteriore ed ha carattere riequilibrativo.

Testo: La malattia cura, un’osservazione, una proposta, una lettura MTC

Carlo Moiraghi

Medicina Neotradizionale Cinese, MNTC

  • La presente relazione va intesa come espressione della scuola medica neotradizionale cinese, MNTC.
  • La neotradizione è l’attuale fase della rinnovata espressione della MTC, nuova fertilità elaborativa che le deriva dell’essersi ricollegata alla purezza dell’originaria radice culturale.
  • E’ l’immagine di una nuova scuola MTC che oltrepassa i confini territoriali cinesi. Vi si distinguono autori cinesi come non cinesi, autorevoli esponenti di razze e nazioni e continenti differenti, fra i quali
  • con piacere segnaliamo la significativa presenza italiana.
  • E’ realtà oggi pienamente emersa, nuovamente ben radicata nella cultura cinese e a suo tramite riunita al lignaggio dell’antica radice culturale umana comune.
  • Dato questo scenario, veniamo ora alla specifica scena medica.

Sequele di malattie

  • Sovente la malattia induce modificazioni nel carattere di chi ne soffre.
  • Frequentemente ne viene un indurimento dei modi, ben comprensibile dati i quotidiani disagi patiti.
  • A volte per contro la persona ammalata diviene più accomodante e comprensiva, la volontà di convivere con il malanno si traduce anche in una maggiore disponibilità verso il mondo.
  • Vi sono poi pazienti che affermano in termini diversi ma concordi come quelle malattie di cui ogni giorno sopportano menomazioni in qualche maniera li abbia aiutati.
  • Riguardo a questi secondi verte questa relazione.

Un’osservazione

“Comunque sia, io questa malattia la ringrazio, mi ha aiutato a ritrovare me stesso e la mia vita”.

A non pochi di noi medici è capitato incappare in inattese affermazioni di questo calibro, ad altri di noi non è invece accaduto, credo dipenda dalle scelte, dai modi e dai tempi dei colloqui medici instaurati. Chi si esprime così, richiesto direttamente di chiarimenti a volte risponde solo in parte, si schermisce oppure tace o cambia discorso, può anche darsi invece che ne parli francamente, si scoprirà allora che l’insegnamento che il paziente ritiene di avere appreso dalla sua malattia riguarda la sfera delle scelte e delle priorità della vita, gli obiettivi personali e i modi di raggiungerli. Potrà fare riferimento ad una ritrovata dimensione etica o religiosa, spiegando come la malattia abbia mosso in lui una ricerca interiore, manifestando una consapevolezza di valori etici che prima di ammalarsi erano in lui sopite. Potrà riferire che il disagio ha rappresentato per lui una sorta di risveglio, lo potrà assimilare a una lezione che si è tradotta in un vero giro di boa, in un vero cambiamento del suo stile di vita o almeno nel fattivo intento di attuarlo davvero, anche se magari poi nonostante la sincerità dei propositi può anche essergli accaduto di ritrovarsi di nuovo in quei letarghi da cui si considerava ripreso, di nuovo sonnambulo vivo. Può anche darsi che tu stesso che mi leggi intenda di che io stia parlando. In questi sensi dunque, la malattia può avere una sua dimensione curativa.

Una proposta

Muovendo da queste osservazioni e nel rispetto delle diverse caratteristiche dei singoli pazienti ho introdotto nel colloquio con il paziente il tema della ricerca della lezione, del tesoro nascosto, dell’insegnamento, dello stimolo e della proposta evolutiva che la sua malattia evoca ed individua in lui, nella certezza che proprio comprendere la dimensione evolutiva della malattia possa divenire il primo movente della guarigione. I buoni risultati di questa impostazione del colloquio con il paziente sono il motivo di questa mia relazione congressuale che anzitutto rileva come il colloquio sia sì uno dei quattro metodi diagnostici MTC ma nei fatti valga quale rilevante metodo terapeutico. La proposta che qui porto consiste poi nell’introdurre nel colloquio MTC,  rispettando certo le singole caratteristiche individuali, un momento di valutazione circa l’eventuale nascosto valore evolutivo, curativo, che la malattia in lui sottende e propone. A concludere il paragrafo, da quanto detto deriva un’ipotesi in termini medici generali che certo chiede di essere circostanziata fra parentesi graffe e quadre e tonde:

La malattia, taluna malattia, è cura evolutiva promossa dall’organismo, di essa la terapia medica è l’adeguamento riequilibrativo, rivolto a minimizzare gli svantaggi organici e a massimizzare i vantaggi. 

Note MTC – Conviene ora qualche nota tradizionale circa temi prossimi a quello in oggetto, muovendo.dal naturale riferimento etimologico.

Figura 0 – Nan

L’ideogramma nan, usualmente tradotto come difficoltà, avversità, risulta conposto da zhui, i passerotti, e il carattere di terre aride e riarse. Il significato etimologico pare tutto qui, nella leggerezza, nella vivacità, nella naturalezza, nella fiduci nella vita con cui gli stormi di uccellini paiono reagire alla siccità e al rischio estremo che a loro ne viene. Al vederli frullare le ali e svolazzare di continuo qua e là e non si comprende l’emergenza, la fame e la sete, che stanno attraversando. L’oriente sceglie proprio questi mucchietti di piume, minuti e indifesi, a rappresentare sì la calamità ma al tempo stesso i modi corretti di reagirvi, accettare la prova, scegliendola, riconoscendola propria, trasformandola in vita.

Kanyingpien

 “I destini felici ed infelici degli uomini non sono prestabiliti in modo immutabile. Sono gli uomini stessi che, mediante le intenzioni che ripongono nelle loro azioni, attirano a sè felicità ed infelicità. Le ricompense delle azioni umane ritornano agli uomini che le hanno compiute e rimangono unite ad essi come le loro stesse ombre. In ogni caso le entità delle singole ricompense sono proporzionate alle singole effettive rilevanze delle azioni da cui derivano. Sulla terra  e sopra di essa esistono presenze intelligenti che annotano i movimenti delle azioni degli uomini. Costoro, in relazione ai lievi o rilevanti influssi che provengono dalle singole azioni umane, dimimuiscono di un numero quantitativo il periodo totale di ogni singola vita. Sulla terra queste diminuizioni si traducono in una progressiva indigenza, in disgrazie e calamità, nel suscitare  l’odio del prossimo, in sfortunati accadimenti dolorosi ed in varia sequela di patimenti e malanni che vengono impartiti dalle intelligenze celesti divenute ostili. Da ultimo, quando il periodo totale dell’esistenza è ridotto a zero, viene la morte.” 

Il Breviario delle azioni umane e degli adeguati ritorni, cantilena recitata per secoli nell’educazione dei bambini cinesi, tratta di un tema non distante da quanto qui in oggetto, la rispondenza, totale risonanza fra i cammini umani, pensieri e parole ed opere, e il benessere psichico e fisico e materiale di una persona e della sua famiglia, tale che ogni azione umana ingenera e provoca un flusso di sequele che ritornano a chi l’ha compiuta, vere onde di ritorno  atte a compensare l’azione da cui si muovono ed il suo autore. Questereazioni, ritorni, compensazioni, ricompense, risultano in tutto adeguate all’azione di cui sono la conseguenza e all’intenzione di chi l’ha compiuta, e sono ad esse proporzionate non solo sul piano materiale ma anche e soprattutto sul piano sottile, ed è questo il loro aspetto più rilevante:

“Gli spiriti che vegliano sulla vita di ogni singolo uomo annotano gli errori lievi o rilevanti che in essa siano compiuti e ad essi fanno corrispondere adeguati periodi di diminuzione del periodo totale della vita di quell’ uomo. Quando il periodo della vita dell’uomo si riduce a zero per le sottrazioni provocate dal continuo succedersi di questi ritorni, l’uomo muore. Se poi, al momento della sua morte,  le ricompense delle azioni di un singolo uomo non sono completamente esaurite, esse si continuano, nel bene o nel male, nei suoi discendenti.”

La tradizione cinese rivela attraverso il Kanyingpien così un’etica del tutto prossima alla dimensione karmica dell’induismo indiano e in realtà prossima anche ad aree occidentali cristiane.

Taotejing

Per passare ora ad altro baluardo della sapienza e dell’etica cinese, certo il tema del 71° capitolo del Libro della via e della virtù pare prossimo a quello in oggetto, pone infatti relazioni fra lo stato di salute e di malattia da un lato e lo stato di coscienza e di cultura dall’altro, e ci insegna come l’unica vera malattia consista nel non essere coscienti del proprio reale stato, non nell’avere l’organismo affetto da un qualche morbo: 

Sapere senza sapere di sapere è superiorità, non sapere convinti di sapere è malattia. Sapersi malati della propria malattia non è malattia. Il santo va dunque libero da ogni malanno. La malattia egli la riconosce quale malattia, quindi non è mai malato.

Liezi

E’ però Liezi, il caro Maestro, al quarto libro dello scritto che va sotto il suo nome ad introdurci a tratti di anatomie e fisiologie tradizionali sconosciute, in cui il corpo spirituale è in grado di mutare equilibri e forma, soffio e sostanza, del corpo energetico e del corpo fisico. L’evoluzione animica della persona si rivela così cardine di trasformazioni non solo nello stato di coscienza ma anche nel suo organismo, tale che, ad occhi chiari e capaci, la vista di quest’ultimo permette di comprendere il percorso evolutivo della persona, ed è direttamente xin, mente e cuore, il luogo di questa indagine e di questa chiaroveggente valutazione anatomica.

Lungshu si rivolse a Wenchih: “Tu  che possiedi un’arte sottile, io sono malato, puoi guarirmi?” “Unicamente se il volere del Cielo lo consente” rispose Wenchih, “Anzitutto descrivimi la malattia che ti affligge”. “La mia gente mi stima ma io non ne gioisco, l’impero intero mi disprezza ma io non me ne dolgo. Considero la vita tale quale la morte, la ricchezza tale quale la povertà, il mio prossimo tale quale un animale e me stesso tale quale il mio prossimo, casa mia tale quale una locanda, il mio paese tale quale un paese di barbari. Questa è la mia malattia. Ricompense ed onori non mi esaltano, pene e supplizi non mi intimoriscono. Ad agi e a disagi, a vantaggi e a svantaggi non bado, di dolori e di gioie non mi curo. Non sono quindi in grado di servire il mio principe, di frequentare amicizie e parentele, di avere una famiglia, di comandare servitù e sottoposti. Di quale malattia si tratta? Quale ne è la cura? Wenchih chiese a Lungshu di mettersi in piedi in piena luce, fece un passo indietro e prese ad osservarlo controluce, poi gli parlò: “Vedo che il tuo cuore è vuoto. Sei prossimo a essere santo. Sei cavità del tuo cuore sono connesse fra loro, e una non ha accessi. Per questo consideri malattia la santità e la saggezza. Questo non è stato su cui la mia bassa arte possa intervenire”.

Note importanti che però non valgono a chiarire ma unicamente a farci coscienti di un capitolo mancante nell’attuale compendio MTC.

Una nosologia MTC rimossa e dimenticata

Gli specifici temi del potere curativo della malattia e l’osservazione di come questa cura paia riguardare la sfera evolutiva del vivere non paiono dunque essere esplicitamente trattati nel corpo medico tradizionale cinese oggi conosciuto e praticato. A ben vedere però, anche attraverso i riferimenti proposti, il tema in oggetto pare indirizzare in MTC allo stato di coscienza, xin, e al suo seme animico, shen, lo spirito, è proprio qui infatti che si coglie una carenza nel corpo nosologico MTC, una pagina oggi pressochè in bianco.

Figura 1

Delle cinque sostanze preziose organiche, quattro di esse, jing, le essenze, qi, il soffio, xue, il sangue, jinye, i liquidi organici, sono infatti per lo più oggi sviluppate quanto a relative leggi patogenetiche e patologiche, mentre di shen, lo spirito, manca l’adeguato inquadramento patologico. E va notato come nel capitolo dedicato alle sostanze preziose alcuni trattati moderni ne sviluppino unicamente tre: qi, il soffio, xue, il sangue, jinye, i liquidi organici, non a caso sorvolando su jingshen, il seme stesso del vivere, l’unione misteriosa del principio celeste, shen, la spiritualità, e del principio terrestre, jing, la fertilità, quest’ultima poi per altro trattata nel capitolo dei tesaurizzatori e degli elaboratori organici, zangfu. E si consideri come jingshen, sotto il profilo delle sostanze, l’identica arcana unione cui, come presto, vedremo hun po danno forma sotto il profilo dei principi animici, gui, e di cui M. Kaltermarc fra breve citato tratta. A ben vedere, quanto al concetto di riunione quale radice del vivere, identica comunione si riconosce fin in sanbao, i tre tesori macro e microcosmici fondamenta all’embriogenesi.

Figura 2

E qui conviene una breve disgressione circa il tre ideogrammi. Spontaneo viene infatti domandarsi come mai, data la rilevanza di questi tre termini, e data l’infinità di caratteri presenti nel vocabolario cinese e la cultura di chi questi ideogrammi concepì e scrisse, in due di essi compaia l’identico carattere, il riso, evidente come non si tratti di un caso. Immediato è piuttosto ritenere che il riso, primo nutrimento cinese, prima morbido paesaggio cinese di tante sterminate coltivazioni, primo chino lavoro per infinità di uomini, sia stato l’ovvio riferimento per due inscindibili fondamenti del vivere. Avvicinato al carattere qing, il colore verde, testimoniava così in jing la primaverile tinta smeraldo di tante campagne cinesi, e manifestare la vitalità del germoglio, la fertilità del virgulto, la stagionale generazione Avvicinato a feng, vento, fu scelto lo stesso pugno di riso, il fedele compagno quotidiano, a testimoniare poi il potere nutrimento, la vita stessa che veniva dall’alimentarsene. Se tutto questo appare credibile, ovvio persino, al tempo stesso viene però un’altra lettura, non in antitesi con la prima, ma in qualche termine coincidente con essa, più segreta questa, per pochi, tanto quanto la prima appariva a tutti chiara. In essa qi, il soffio, il dinamico principio vitale organico fin nell’ideogramma risulta riunione proprio del pugno di riso che compone l’ideogramma jing, il fertile principio riproduttivo terreno, con feng, il vento, l’alito, l’ aerea evidenza di shen, il celeste principio spirituale organico. L’insegnamento nascosto è dunque qui esplicato fin nei caratteri di china, proprio injingshen, nell’unione misteriosa, risiede il fondamento di qi, il movente vitale. Si tratta per altro dell’identica unione in cui si compie taijitu, il diagramma dell’unità binomia yinyang in cui gli opposti si manifestano estremi inscindibili fra loro complementari e coincidenti e concentrici, e questa è univoca certezza nelle sapienze antiche, ove mai gli opposti vengono considerati incompatibili come nel moderno dettato.

Figura 3 – Taijitu

Ritornando ora ai corpi animici e spirituali, certo la MTC chiarisce vari aspetti di shen, lo spirito, e di gui, l’anima, e qui riconosce hun, le tre anime celesti, e po, le sette anime terrestri, e annota shisangui, i tredici demoni, quali possibili fonti di malattia ed altrettanti arcaici punti corporei atti a trattarle, e quanto alla diagnostica annota come shen si esprima nello sguardo delle persone, eppure questo non pare sufficiente, a riguardo manca un modello patogenetico e patologico organico e compiuto.

Figura 4

In particolare gli stessi termini di anima e spirito non risultano appieno inquadrati né le precise relazioni fra essi. Neppure si chiariscono i modi in cui gui possano rivelarsi a un tempo fondamentali principi animici della vita embrionaria e gravi principi patogenetici e patologici, reali entità demoniache, né dove e come in questi ambiti l’animico si faccia animistico.

Figura 5

Gli stessi nomi delle sette anime po: Shigou, Cane cadavere, Fushi, Cadavere sepolto, Queyin, Demone passero, Dunzei, Mostro ingordo, Feidu, Veleno fulmineo, Chusui, Spazzino di immondizie, Bichou, Cacciatore di fetori, e le loro immagini spettrali tratte dal Yuhanbizhi di Zhou Lujing, edito in epoca Wanli, 1573 – 1720, evocano un mondo tetro che pare speculare al celestiale empireo delle tre anime hun: Shuangling, Spirito sereno, Baiguang, Luce bianca, Youjing, Essenza oscura, e alle loro immagini antropomorfiche tratte dallo stesso testo.

Figura 6

A segnalare lo sconosciuto scenario esoterico dell’argomento lasciamo la parola a C. Despeux che nel suo Taoisme e corps humain scrive: “E’ soprattutto i giorni 3° e 13° e 23° del mese che questi spiriti lasciano il corpo e che conviene conservarli in sé con differenti metodi, particolarmente chiamandoli tre volte. I sette po, attirati dalla sporcizia, mettono in attività i tre principi di morte, i tre cadaveri, sanshi. Nelle sere di luna nuova e di luna piena essi sono attratti dalla sporcizia, dai demoni, dal sangue, dai cadaveri e dal sesso, e bisogna padroneggiarli”, ed è ancora C. Despeux a segnalare un passo di M. Kaltenmark: “Come la strega Pao si unisce sessualmente a shen che la possiede, così si immagini fra po e hun una sorta di legame ierogamico che talune pratiche aiutavano a stabilizzare o mantenere. E’ su questo tema che è stata costruita l’alchimia interna, neidan, dove le mescolanze e le trasmutazioni degli elementi vitali vengono descritti in termini di matrimoni e di nascite”.

Figura 7 – Unione dei cavalieri della tigre bianca e del drago verde nell’esperienza mentale

Quanto a questa relazione congressuale non conviene procedere oltre, già risulta infatti evidente quanto in termini d MTC fisiopatologia di shen sia argomento sconosciuto e oscuro. In breve si è accantonato lo Spirito o, per dirla in termini cinesi, si è considerato il rapporto tra jing e qi escludendo shen. Già una dozzina di anni or sono Giulia Boschi denunciava questa centrale caratteristica nella recente MTC proponendo il recupero del reparto fisiopoatologico di shen in un modello medico ulteriore, che individuava nella Medicina neoparadigmatica. In MTC vi è dunque oggi un complesso nosologico mancante, la fisiopatologia di gui e di shen, i corpi animici e spirituali, e questa é osservazione non difficile da circostanziare. Il corpo MTC oggi conosciuto deriva dalla sintesi di millenarie scuole diverse che fondando sulle comuni radici culturali hanno svolto in modi difformi e fra loro complementari la materia tradizionale. Nel vasto scenario è possibile riconoscere due complementari scene, le scuole esterne, waijia, di carattere accademico e logico e razionale, e le scuole interne,neijia, di carattere alchemico e metalogico e sovrarazionale, e proprio queste ultime, la vasta compagine degli stregoni e dei maghi e degli evocatori, fangshishamen, sciamani, che è stata rimossa dalla corpo MTC come oggi lo conosciamo, per due complementari generi di motivi, uno storico e uno pratico. Da un lato, come già chiarito, il profilo alchemico della MTC non pare avere retto specie nel secolo scorso all’avanzata della scienza moderna. Vale qui un brano dell’ Appello alla gioventù, datato 1919, firmato Chenduxiu, recuperato da Giulia Boschi.

 I nostri studiosi non conoscono la scienza. Per questo utilizzano i segni dello yinyang  e le teorie sui cinque movimenti e così confondono il mondo. La loro più illusoria fantasia è la teoria del soffio, davvero è di faccenda da acrobati circensi e preti taoisti. Non riusciremo mai ad afferrare questo soffio anche se dovessimo scandagliare l’ universo intero.

Da altro lato, la materia esperienziale non si prestava ad essere scritta nero su bianco e imparata a memoria come invece si prestava a materia razionale. Per questi motivi la patologia di shen non figura dunque nell’attuale libro MTC, perché quando la tradizione venne scritta si decise di depennare questo reparto patologico o non si fu in grado di scriverlo anche dato che i soli che forse sarebbero in parte stati in grado, sciamani e maghi, che proprio nell’interazione con la patologia di shen fondavano il proprio quotidiano operato, facile pensare che non vennero consultati e comunque non ne sarebbero stati interessati e magari neppure sapevano scrivere. E va qui ricordato anche il profilo storico e le difficoltà incontrate nel secolo scorso dal corpo medico tradizionale. L’ipotesi è dunque che proprio quanto al potere curativo della malattia gli equilibri e gli squilibri di gui e di shen siano movente centrale. Sia chiaro, quanto a xiantian, il cielo posteriore, e quanto all’ incarnato che in esso si manifesta, la MTC disquisisce ampiamente delle patologie delle tre case di shen, il cuore, xin, il cervello, nao, il sangue, xue, e ad ogni passo ci ricorda come lo squilibrio emozionale sia causa primaria dell’ammalare, ma questo ancora ci avvia in uno sconosciuto cammino a ritroso, dalla fronda, biao, alla radice, ben, dalla materia alla matrice, da xiatian, il cielo posteriore, a houtian, il cielo anteriore, dalle case di shen shen, dall’incarnato all’anima e allo spirito che l’hanno concepito e realizzato. Immediate, da sé vengono le domande e mancano le risposte. Può l’anima ammalarsi? Può lo spirito ammalarsi? E come? E che cosa significa vivere? E quali possono essere le coordinate del vivere secondo questi due ambienti, da un lato il cielo anteriore, anima e spirito, dall’altro lato il cielo posteriore, l’incarnato? Campi in cui valgono unicamente ipotesi e speculazioni e intuizioni e meditazioni.

Vivere fra i due cieli

Quanto a houtian, cielo posteriore, certo l’aspetto più evidente e misurabile di una vita è la sua durata, di qui l’umanità attuale che ostenta ogni rifiuto del morire, rimuovendone ogni significato, e pare disposta e tutto pur di aumentare la durata della propria vita. Anche se va notato come la stessa medicina moderna introduca numerose scale di valutazione  della reale vivibilità della vita atte a misurare l’efficacia e il reale valore delle diverse vie di cura.Se dunque nel cielo posteriore la durata della vita, la sopravvivenza è comunque oggi considerato il valore preminente, in xiantian, cielo anteriore, di cui nulla sappiamo e nulla possiamo concepire  dato che noi vivi siamo plasmati nel cielo posteriore, risulta comunque come la durata non sia caratteristica rilevante. La MTC precisa infatti ciò che è evidente ad ogni spirito religioso, che cioè il cielo anteriore non è plasmato nella ciclicità, ovvero nello spazio e nel tempo, come il cielo posteriore, e quindi il tempo non è coordinata in esso significativa. Sempre restando nella categoria dell’intuito, ci pare anche ciò che ancora da sempre appare ad ogni spirito religioso, che cioè una vita sia anzitutto  un’occasione evolutiva, un’opportunità quanto ai cammini, alle direzioni e alle scelte in essa perseguite mediante pensieri e parole e opere. Ci pare cioè che nel cielo anteriore il significato primo di una vita risieda nei contenuti e nei modi in essa espressi, essendo la sfera dei significati e dei valori, non la sfera degli spazi e dei tempi, la natura di shen, lo spirito che ha scelto di farsi carne determinando un corpo e la sua esistenza. Tornando ora alla durata di una vita, ci pare credibile che, secondo il cielo anteriore e lo spirito che vi regna, la durata di una vita possa non essere affatto una variabile rilevante e forse neppure una variabile punto, essendo la vita terrena l’occasione, il modo e il luogo, di un progresso evolutivo, all’interno di una sguardo sapiente che riconosce nascita e vita terrena e morte e vita eterna, quali inscindibili aspetti dell’esistenza.

Figura 8 – Coincidenza dei due cieli espressa in trigrammi

Malattia e cura fra i due cieli

Se quanto detto è vero o almeno prossimo al vero, diviene comprensibile come in questa ottica la malattia corporea e perfino il morire possano apparire non altro che eventi secondari rispetto all’evento primario, l’occasione evolutiva animica e spirituale al fondamento e al centro dell’esistenza. Nascita, vita terrena, morte, vita eterna risultano così percorso vivo il cui valore sta nei progressi evolutivi animici e spirituali ben più che nei tempi e nelle durate, la malattia corporea può così rivelarsi stimolo evolutivo efficace. Risuonando con esso, l’atto terapeutico MTC ne può così facilitare la presa di coscienza mediante un adeguato colloquio, favorendo così il vantaggio evolutivo indotto dalla malattia corporea, e al tempo stesso ne può trattare gli squilibri mediante una terapia volta ad armonizzare lo stato psichico e fisico del paziente. Quanto mai significativa sono qui le metodiche terapeutiche MTC che proprio in termini di evoluzione celeste e terrestre concepiscono la vita e  la malattia. A concludere, ad iniziare, da quanto detto deriva un’ipotesi in termini di MTC che anch’essa certo chiede di essere circostanziate fra parentesi graffe e quadre e tonde:

La malattia, taluna malattia, è cura del cielo anteriore ed ha carattere evolutivo, la terapia medica è la cura sotto il cielo posteriore ed ha carattere riequilibrativo.

Vivere fra i due cieli oggi

Ad inquadrare l’argomento rimarco un’altra ipotesi, complementare a quella fino a qui seguita, a motivare la ricordata assenza di questo tema nel  compendio MTC. Forse i due cieli di un tempo erano valve più stabili e salde e immutevoli rispetto ai due cieli di oggi. Guardando al passato ed alla via esoterica tradizionale di circa ogni popolo compreso il cinese, incontriamo la malattia iniziatica quale difficoltà e prova che accortamente, data la sua conoscenza, il maestro proponeva e impartiva all’allievo, nei tempi e nei modi adeguati a stimolarne mediante l’indotta debolezza le capacità formative ed evolutive. In questi nostri materiali tempi moderni, in questa nostra età presente in cui la diretta lezione ed esperienza esoterica è perduta e la via tradizionale anche, quello che comunque pare emergere è il potere evolutivo, in tutto iniziatico, che ogni disagio possiede. In mancanza di un maestro e di una fertile tradizione esoterica che lo supporti, è qui la realtà che si fa maestra iniziatica. L’iniziazione emerge cioè dal presente, veicolata dalla malattia in questo caso, e valgono qui i dubbi e le perplessità da oltre mezzo secolo espresse da Guenon circa la reale praticabilità di una simile sconosciuta strada senza capaci guide e maestri. Eppure, dato che la realtà ha sempre e comunque ragione, oggi più che mai la via si mostra solitaria, il maestro esteriore si è fatto interiore, ognuno si è fatto maestro a se stesso o ha i modi per farlo, e quanto alla salute il percorso sta nel riconoscere e dirigere e governare i propri processi organici, fisici e mentali, cogliendone e realizzandone l’inerente potenziale evolutivo, facendone germogliare gli scuri semi in verdi germogli, dandogli la colorata forma di inebrianti petali e corolle, mettendone a frutto spore e germinazioni. Sotto questo profilo, in questa nostra cieca epoca ogni malattia pare proporre un reale contenuto iniziatico e evolutivo in cui fonda il potenziale curativo che le compete.

Legge MNTC della prevalenza spirituale

Da quanto fin qui detto può derivare un principio MNTC, la Legge della prevalenza spirituale:

  • Dato che la formazione dell’organismo si realizza nell’incarnarsi del principio spirituale, shen, nella direzione e nel verso da alto in basso, da tian a di, da cielo a terra, nel manifestarsi da sottile a materiale, da matrice a materia, in un percorso insomma diretto da ben a biao, da superiore a inferiore, il vantaggio di un corpo organico superiore si può ottenere anche a discapito di un corpo organico inferiore, mediante cioè un suo svantaggio, un suo disagio, squilibrio e malattia.
  • Dato che ciò che è sottile è prioritario su ciò che è materiale e quindi prevale su di esso, nell’economia evolutiva individuale anche un disagio del corpo fisico, anche grave, anche vitale, può rappresentare il mezzo di un riequilibrio, un vantaggio, del corpo spirituale.
  • In taluni casi anche una malattia può dunque risultare evolutivamente conveniente.
  • Data la prevalenza del corpo spirituale sul corpo fisico, in taluni casi perfino la morte del corpo fisico può quindi rappresentare un costo conveniente per un vantaggio del corpo spirituale, che è immortale.
  • In taluni casi invece si verifica l’opposto, ovvero la sopravvivenza organica nonostante la grave compromissione clinica può derivare da un movente del corpo spirituale.
  • In simili casi infatti il vantaggio evolutivo può derivare all’individuo proprio dalla sua sopravvivenza, così che egli sia nella possibilità di esplicare e realizzare appieno la sua esperienza e i suoi compiti terreni.

Parole chiave

1) La malattia è cura. Disease is cure

Bibliografia

  • J. Lavier – Storia, dottrina e pratica dell’agopuntura cinese – Ed. Mediterranee 1966 Roma
  • C. Despeux – Taoismo e corpo umano – Ed. Riza 2001 Milano
  • Giulia Boschi, Medicina cinese: la radice e i fiori. Erga Edizioni Genova 1997
  • Lu Kuan Yu – Lo yoga del tao – Ed. Mediterranee 1970 Roma
  • Laozi – Taoteching – traduzione e curatela di C. Moiraghi – Ed. Tecniche Nuove. 2005 Milano
  • T. Dethlefsen, R. Dahlke – Malattia e destino – Ed. Mediterranee 1986 Roma
  • R. G. Hamer – Il capovolgimento diagnostico – Ed. Amici di Dirk 2003
  • C. Grof, S. Grof – Emergenza spirituale, la crisi personale come rnovamento profondo. Ed. Red. 1993 Como
  • P.L.Lattuada – Oltre la mente. Ed. Franco Angeli 2004 Milano
  • C. Moiraghi – Rallentare – Ed. Tecniche Nuove. 2007 Milano